"Attore indiano. Pluripremiato interprete di grande talento e versatilità, è uno dei pochi volti del cinema indiano a essere apprezzato anche in Occidente. Formatosi alla National School of Drama di Delhi e al Film and Television Institute di Pune, recita in 140 film di tutti i generi. Agli esordi, il suo volto scavato, con la pelle butterata e gli occhi infossati, porta i registi a sceglierlo per ruoli «duri», come quello del popolano disperato e rabbioso in Gandhi (1982) di R. Attenborough; o quello dell'ufficiale di polizia «tipo Dirty Harry» in Ardh Satya (La mezza verità, 1983) di G. Nihalani, che gli regala il primo successo. Memorabili le sue performance in alcune opere dei più raffinati autori del New Indian Cinema, come Tarang (L'onda, 1984) di K. Shahani; Paar (La traversata, 1984) di G. Ghose; Genesis (1986) di M. Sen. Lontano da ogni aristocratico snobismo, partecipa contemporaneamente anche a megaproduzioni di Bollywood quali Mirch Masala (Salsa di spezie, 1985) di K. Mehta. Negli anni '90 viene chiamato da registi statunitensi ed europei fra i quali R. Joffé (La città delle gioia, 1992, con P. Swayze); M. Nichols (Wolf, 1994, con J. Nicholson); S. Hopkins (The Ghost and the Darkness, 1996, con M. Douglas); D. O'Donnell (East is East, 1999); M.?Winterbotton (Codice 46, 2003). Ma la sua notorietà in Occidente si deve anche al buon successo di film indiani come Mio figlio, il fanatico (1998) di U. Prasad (tratto da un racconto di H. Kureishi) e The Mystic Masseur (2001) di I. Merchant. Anche negli anni successivi ha continuato a dare prova della propria versatilità passando da ruoli comici in commedie bollywoodiane, come Malamaal Weekly (Ricca lotteria settimanale, 2006) di Priyadarshan, a ruoli drammatici, come quello del dittatore pakistano Mohammad Zia ul-Haq in La guerra di Charlie Wilson (2007, con T. Hanks e J. Roberts) di M. Nichols."